lunes, 2 de noviembre de 2020
La LUFFA, LA SPUGNA VEGETALE PER ECCELLENZA
Forse l'avrete intravista tra gli scaffali di uno di quei supermercati che vendono solo prodotti per la casa e per la cura del corpo... in genere la propongono o come oggetto ornamentale, oppure come spugna da corpo. La luffa invece è molto di più.
La luffa è una spugna vegetale, quindi è un valido sostituto rinnovabile alle spugne petrolchimiche e a quelle animali. È la quarta via, rispetto a quelle che vengono pescate o a quelle realizzate con un processo industriale (di sintesi chimica o prodotte da cellulosa). Quante ne buttiamo via ogni anno, necessariamente smaltite tra i rifiuti generici?
La luffa invece, nasce, cresce e si sviluppa come le sue parenti zucche e zucchine. Qui vedete la coltivazione di luffe di Spugne Vegetali, un produttore sardo, che ho conosciuto di persona a Fa’ la cosa giusta di Trento. Sono stati loro ad ispirarmi la luffa abrasiva.
La luffa, in particolare la specie Luffa cylindrica o aegyptica, appartiene alla famiglia delle cucurbitacee. Ha origini esotiche, la si trova in tutto il bacino del mediterraneo, di dimensioni maestose e a pochissimo prezzo. La potete trovare a volte anche nei negozi di commercio equo e solidale. In Italia so che viene coltivata a nord con difficoltà (ci sono degli sperimentatori a Schio (VI) e nel torinese), mentre dal centro Italia in giù cresce senza problemi. Le serve molto sole diretto e molta acqua. Se volete provare a farvela anche voi studiatevi la “Miniguida alla Luffa Cylindrica” messa a disposizione da Rosaria, un’altra produttrice di luffa, campana, sul sito I fiori del bene. È una pianta annuale, la si semina a fine marzo e la si raccoglie a inizio autunno. La si può lasciare seccare sulla pianta, oppure la si raccoglie a completa maturazione, quando il frutto diventa più leggero (di colore da verde a marrone scuro). La polpa interna si modifica, diventando fibrosa e spugnosa. A completo sviluppo, la sommità si apre da sola, per fare uscire i semi.
La si lascia seccare bene, finché non diventa circa così.
A questo punto la luffa va sbucciata e sbiancata. Alcuni la trattano con varechina (candeggina), che è altamente inquinante. In realtà basta lasciarla prima a mollo in acqua, poi in pieno sole.
La si utilizza in tranci o intera, a seconda del proprio gusto tattile personale. Si sciacqua facilmente, non trattiene i residui di cibo del lavaggio piatti a mano e si asciuga rapidamente. È estremamente igienica, se asciugata correttamente tra un uso e l’altro non fa mai la muffa, né sviluppa batteri, che la farebbero puzzare. Per un lavaggio piatti quotidiano un pezzo di luffa dura circa 1 mese. Per il corpo o per il lavaggio delle superfici e sanitari dura anche un anno. Una volta esaurita, la fibra disintegrata, la si butta nel compost (o nei rifiuti “umidi”).
FONTE: Di Elisa Nicoli
https://autoproduco.it/luffa/
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