martes, 31 de marzo de 2015



GLIFOSATO: CHIEDIAMO IL DIVIETO IMMEDIATO DELL'ERBICIDA MONSANTO GIUDICATO CANCEROGENO DALLA IACR
Erbicidi e pesticidi cancerogeni, chiediamo all'UE e ai Governi il divieto immediato del glifosato, l'erbicida cancerogeno utilizzato per la produzione del Roundup di Monsanto. Il glifosato è stato inserito dall'International Agency for Cancer Research nella lista dei pesticidi potenzialmente cancerogeni per gli esseri umani.
Il glifosato è il principio attivo del Roundup, uno degli erbicidi più diffusi al mondo. Ora che il glifosato è stato classificato come probabile cancerogeno per gli esseri umani, perché un prodotto di questo genere dovrebbe trovarsi ancora in vendita e disponibile all'acquisto da parte di chiunque, agricoltori e comuni cittadini compresi?
A preoccupare non è soltanto l'erbicida Roundup di Monsanto. Infatti, come ricorda l'Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica (Aiab) il glifosato è utilizzato in almeno 750 prodotti per l'agricoltura, il giardinaggio e il trattamento degli spazi urbani nel nostro Paese.
Secondo Aiab il glifosato viene irrorato con disinvoltura su campi e giardini in Italia, senza tenere conto dei rischi per la salute. Le indicazioni della IARC non rappresentano un parere vincolante per i Governi, che non sono dunque tenuti a vietare il glifosato sulla base delle nuove evidenze scientifiche. Le autorità potrebbero comunque prendere spunto da esse per un cambiamento.
Il glifosato è usato ovunque nell'agricoltura convenzionale e non va dunque messo in relazione soltanto con la coltivazione delle varietà Ogm proposte da Monsanto come soia, mais, cotone e colza Roundup Ready, cioè tolleranti alle applicazioni dell'erbicida Roundup a base di glifosato.
"Che il Glifosato faccia male alla salute dell'uomo e dell'ambiente, che si accumuli nei cibi e nell'acqua, lo sappiamo da anni e da anni combattiamo contro questo e gli altri pesticidi, spacciati per innocui" – ha dichiarato il presidente di Aiab Vincenzo Vizioli. "Ora anche le agenzie delle Nazioni Unite (lo IARC fa parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità) indicano vari principi attivi come potenzialmente lesivi della salute in forma grave. Lo studio dello IARC non solo riporta la 'probabile cancerogenicità' del Glifosato, ma rileva la correlazione fortissima con danni riscontrabili sul Dna umano: molti lavoratori esposti hanno sviluppato una alta vulnerabilità al linfoma non Hodgkin".
Le reazioni della Monsanto non si sono fate attendere: in un comunicato rilasciato dalla multinazionale dell'agroindustria, si legge che quella dello IARC è "scienza spazzatura" di un "ente senza potere regolatorio", come sottolinea Aiab.
"Una reazione arrogante e violenta",- come l'ha definita Luca Colombo, segretario generale di Firab, la Fondazione per la ricerca nel biologico. "Dobbiamo aspettarci un grande lavoro delle lobby a Bruxelles per evitare che il loro prodotto di punta venga danneggiato dalla ricerca libera. Per questo occorre una mobilitazione dell'opinione pubblica, degli agricoltori e dei consumatori per fare in modo che il dossier aperto dallo IARC venga affrontato dalle autorità nazionali e comunitarie il prima possibile".
Per Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", si tratta di un'altra prova che gli insetticidi sono pericolosi per l'uomo ed un'altra significativa evidenza contro l'opinione di tutti coloro che rilanciano la necessità dell'utilizzo massiccio di queste sostanze nelle situazioni d'emergenza come quella che sta vivendo il Salento con l'epidemia di Xylella fastidiosa che sta colpendo migliaia di ulivi su tutto il territorio.
Ora spetta all'Unione Europea trarre le conclusioni sul glifosato e sugli altri quattro pesticidi che sono ritornati di prepotenza sul banco degli accusati dopo lo studio pubblicato da Lancet pochi giorni fa: Diazinon, Malathion, Parathion, Tetraclorvinfos. Queste sostanze secondo Aiab vanno bandite dalle nostre campagne e dai nostri giardini. L'agricoltura biologica dimostra che se ne può fare a meno con facilità e vantaggi per tutti.
FONTE: Marta Albè per greenme.it

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