EVIDENCIA MUNDIAL SUGIERE QUE LA MEDITACIÓN ALTERA LAS CÉLULAS SOBREVIVIENTES DE CANCER
lunes, 31 de octubre de 2016
IL CERVELLO ADDOMINALE: ECCO COME LE EMOZIONI PROVOCANO DISTURBI DIGESTIVI E INTESTINALI
Talvolta a provocare il problema c’è “solo”… la nostra psiche.
Avete presente quando interiorizzate le emozioni, sensazioni e sentimenti così tanto da poterle sentire proprio con la pancia? Molti non sanno che nella pancia c’è un secondo cervello, quasi una copia di quello che abbiamo nella testa e che non serve solo alla digestione. Come il cervello della testa anche quello addominale produce sostanze psicoattive che influenzano gli stati d’animo, come la serotonina, la dopamina ma anche oppiacei antidolorifici e persino benzodiazepine.
In pratica, l’intestino si comporta come un secondo cervello (cervello addominale) in grado di mandare segnali di stress in modo autonomo, condizionando la produzione dell’ormone del benessere, rilasciato proprio da quest’organo. Le discussioni in famiglia, la rabbia e le tensioni sul lavoro si accumulano proprio sull’addome, laddove, quando sei preoccupata, è subito possibile sentire lo stomaco che ‘tira’ o la pancia che si gonfia come un palloncino.
Il cervello addominale sarebbe addirittura dotato di memoria che per fissare i ricordi usa le stesse molecole del cervello della testa: gli stress del passato si stampigliano così nel cervello e nell’addome, rendendo l’asse tra questi due centri ipersensibile per tutta la vita. E questo spiega perché i bambini che soffrono di coliche nell’infanzia hanno in genere un rischio maggiore di diventare adulti sofferenti per il colon irritabile.
Lo stress che gonfia!
Secondo la medicina cinese, la pancia gonfia indica un accumulo di ansia che non riesce ad essere scaricata in altro modo e, quindi, viene interiorizzata e accumulata internamente. Il respiro affannoso, proprio di chi vive in modo particolarmente agitato, contribuisce a far ingerire molta aria che, non potendo essere espulsa da naso e bocca, resta intrappolata nell’intestino.
Matrice psicosomatica nei disturbi intestinali
Pancia gonfia, dispepsia, meteorismo, colon irritabile possono avere un’origine psicosomatica. Sempre più persone soffrono di disturbi di stomaco e intestino.
Tra i sintomi che più comunemente vengono riferiti al proprio medico ci sono:
stitichezza e diarrea
dolori addominali di tipo crampiforme
pancia e stomaco gonfi
meteorismo e flatulenza
digestione lenta
nausea
consapevole
A questi disturbi si risponde con indagini diagnostiche che comprendono esami e test per scoprire le cause fisiche che li originano, ad esempio:
eventuali allergie e intolleranze alimentari
presenza di ulcere e infiammazioni della mucosa gastroduodenale
calcoli biliari
diverticoli o polipi intestinali e via discorrendo
Sono tantissime le malattie che provocano disturbi all’apparato gastrointestinale, ma non sempre dietro un addome costantemente gonfio e affaticato c’è una patologia. Certo, questi mal di pancia emotivi non sono gravi, non sono patologici ma… possono sempre diventarlo se non si affrontano le cause psicologiche che ne sono all’origine.
Correlazione tra stato emotivo e disturbi digestivi e intestinali
Ma come è possibile che una stitichezza ostinata, uno stomaco gonfio e dolorante che fatica a digerire anche il pasto più leggero possano essere conseguenza di uno stato emotivo alterato?
Consideriamo il funzionamento parallelo di questi due organi: intestino e cervello, che “dialogano” in modo molto più stretto di quanto possiamo immaginare. Infatti anche nell’intestino sono presenti cellule neuronali, seppur molte meno rispetto a quelle cerebrali, le quali, influenzate da fattori fisici e da stimoli di vario tipo, tra cui le emozioni interne, rilasciano ben il 95% della serotonina totale sprigionata dall’organismo.
La serotonina è proprio l’ormone che regola gli stati d’animo e le loro mutazioni, e le informazioni in esso presenti, vengono inviate direttamente al sistema limbico del cervello, che ha il compito di rielaborale. Quando le emozioni hanno un tratto negativo, e sono associate a stati di tensione e di ansia o di paura, allora il cervello invia all’intestino “l’ordine” di rilasciare altra serotonina per gestire il surplus emotivo ma questo ha delle conseguenze sulla funzionalità dell’apparato digestivo.
Cosa succede?
Ciò che accade è che la muscolatura addominale si contrae provocando gonfiore, diarrea o stitichezza, crampi, senso di tensione, spasmi. Ma non è finita qui, infatti la tensione emotiva, lo stress, inducono una iper-secrezione di acido cloridrico da parte dello stomaco, cosa che può alla lunga provocare infiammazione delle mucose e quindi bruciori, gastrite, persino ulcere.
La muscolatura addominale contratta nella zona diaframmatica, infine (cosa di cui ci accorgiamo quando tendiamo, senza renderci contro, a stare in apnea anziché respirare profondamente “di pancia”), rallenta la digestione e crea la classica dispepsia.
E’ dunque molto importante, una volta che gli esami clinici e i test allergologici abbiano escluso un’origine patologica dei nostri disturbi gastrointestinali, cercare di lavorare sul nostro stato psicologico, abbassando i livelli di stress e trovando delle valvole di sfogo.
Le emozioni negative possono farci ammalare, ricordiamocelo!
FONTE: http://psicoadvisor.com/il-cervello-addominale-ecco-come-le-emozioni-provocano-disturbi-digestivi-e-intestinali-1585.html?utm_campaign=shareaholic&utm_medium=facebook&utm_source=socialnetwork
EL PELIGRO DEL PARACETAMOL E IBUPROFENO EN LOS NIÑOS. OCHO REMEDIOS CASEROS PARA LA FIEBRE
El consumo de analgésicos en los países industrializados sigue aumentando de forma “excesiva”, como ya han alertado varios informes de la ONU en los últimos años. La OMS también ha advertido sobre la necesidad de reducir su prescripción a casos en los que sólo sean absolutamente necesarios y recomienda buscar tratamientos alternativos cuando sea posible.
La administración a los niños de paracetamol e ibuprofeno de forma combinada para bajarles la fiebre es una práctica extendida entre los padres. La popularización de este tratamiento responde a la creencia errónea de que es más eficaz y reduce los efectos secundarios de los analgésicos o antipiréticos en los menores, como defendían hasta hace pocos años la mayoría de pediatras. Sin embargo, los estudios médicos realizados hasta ahora no han encontrado ninguna evidencia científica que avale estas tesis.
La última investigación sobre los tratamientos combinados de ibuprofeno y paracetamol, llevada a cabo conjuntamente por los departamentos de farmacología de las universidades de Arkansas y Kentucky, ha arrojado conclusiones aún peores. No solamente carecen de eficacia, sino que “agravan la fiebre y empeoran la gripe”, incluso en solución para niños.
En el estudio publicado en la revista de la American Academy of Pediatrics también se documenta una encuesta con resultados poco esperanzadores: la mitad de los padres objeto de estudio suministraban dosis demasiado elevadas de estos analgésicos, que se pueden adquirir sin receta médica y a los que se acude aunque el niño sólo tenga unas pocas décimas de fiebre. En este caso se multiplica el riesgo de sufrir patologías cardiacas o asma, mientras que puede provocar daños al hígado y a los riñones.
La fiebre como anticuerpo
La propia Asociación Española de Pediatría ha alertado sobre los riesgos que implica la medicación excesiva para la salud los niños. Asimismo, el pasado mes de junio se publicó en The Lancet un voluminoso metaestudio, financiado por el Consejo de Investigación Médica del Reino Unido, en cuyas conclusiones se advertía que la medicación excesiva de ibuprofeno eleva al tres por mil el riesgo de sufrir un infarto.
Cuando se trata sólo de unas pocas décimas por encima de la temperatura corporal normal, la fiebre juega un papel de anticuerpo contra las infecciones, por lo que intentar eliminarla con fármacos podría empeorar la enfermedad del niño. Los autores de la investigación concluyen que sólo se debe administrar un analgésico para evitar riesgos y mejorar la eficacia del tratamiento, en lugar de combinarlos como popularmente se hace.
La fiebre es un mecanismo fisiológico de defensa que puede tener efectos beneficiosos contra las infecciones “Los pediatras deben hacer pedagogía con los padres para que entiendan que la fiebre, cuando no es muy alta, no es mala por sí misma si el niño está sano. No se trata de una enfermedad, sino de un mecanismo fisiológico de defensa que tiene beneficiosos efectos a la hora de combatir las infecciones”, sentencia los autores en las conclusiones del estudio.
Existen distintas marcas en el mercado indicadas a diferentes grupos de edad, como es el caso de Dalsy, lo que incrementa el margen de error en los padres que deciden automedicar a sus hijos, pues las dosis máximas varían. Como ocurre con la mayoría de los fármacos, la mejor opción es consultar al médico antes de consumirlos.
Tratamientos alternativos
El consumo de analgésicos en los países industrializados sigue aumentando de forma “excesiva”, como ya han alertado varios informes de la ONU en los últimos años. La OMS también ha advertido sobre la necesidad de reducir su prescripción a casos en los que sólo sean absolutamente necesarios y recomienda buscar tratamientos alternativos cuando sea posible. Especialmente, si existen antecedentes familiares o si el paciente presenta otros factores de riesgo, como la presión arterial alta o colesterol elevado.
Para elegir de la manera más adecuada posible los analgésicos, los expertos ofrecen dos consejos claves a tener en cuenta por los consumidores. El primero es que las personas con dolores crónicos, que no puedan dejar de tomar calmantes, reduzcan la dosis lo máximo posible así como la duración del tratamiento. El segundo consejo es que, en caso de contar otros factores de riesgo asociados a las enfermedades cardiovasculares (fumar, presión arterial alta o colesterol elevado) se pida una evaluación médica para determinar los riesgos del consumo de este tipo de fármacos en base al historial clínico personal y familiar.
Ocho remedios caseros para la fiebre de los bebés y niños
Quitarle ropa para que el calor pueda dispersarse: la ropa tiene la facultad de “coger” el calor corporal y mantenerlo, evitando también que el aire del exterior toque nuestra piel y nos enfríe. Cuando un niño tiene fiebre lo ideal es que no haya ropa para evitar todo ello. Cuanto más fresquitos estén mejor, así que cuanta menos ropa lleven mejor.
Que no haga calor allí donde esté el niño: si es invierno y estamos en casa con la calefacción puesta puede ser interesante bajar la temperatura de la casa. En verano debemos tener en cuenta lo mismo, que estén en una habitación ventilada, pero sin que estén en corrientes de aire ni debajo del “chorro” del aire acondicionado.
Bañar al bebé o niño, dejándole un buen rato en remojo: la otra solución para robar calor al cuerpo es ponerlo en contacto con agua que esté a menor temperatura. El cambio debe ser gradual, evitando baños fríos (hay gente que hace eso, meterlos en agua fría), porque pueden sentarles fatal. Lo ideal es calentar el agua como siempre (34-36ºC) y dejar que pase el tiempo para que el agua vaya bajando de temperatura (jugando con él, explicándole cosas, etc.).
Utilizar compresas frías: esto es muy típico y muy de las películas. Podemos coger un paño o toalla pequeña y mojarla con agua fría. Se aplican en la frente, en la nuca y las muñecas y se van cambiando a medida que dejan de hacer efecto (se vuelve a mojar). Un efecto parecido, si el niño es un poco más mayor, es poner un barreño con agua fría para que meta las manos y parte de los brazos. A medida que la circulación sanguínea va pasando por sus manos y brazos el cuerpo va bajando un poco la temperatura (que sería un recurso para no pasarse todo el día completamente metido en agua).
Hacer una dieta líquida para que vaya rehidratándose: si el niño está sudando a causa de la fiebre es aconsejable que le vayamos hidratando. Algunos niños tampoco quieren comer mucho si tienen fiebre y pueden aceptar mejor una dieta líquida, que nos ayudará a rehidratarles. Se aconsejan zumos, agua o caldos y, en caso de los bebés, suero oral o leche materna (artificial si no toma materna).
Intentar que el niño esté tranquilo: si el niño tiene fiebre elevada lo más probable es que no tenga ganas ni de pestañear. Si en cambio no tiene mucha fiebre sí puede ser que aún tenga fuerzas para moverse (y moverse mucho) y son muchos los niños que, aún con fiebre, no paran. No es que haya que atarles a la silla para que no se muevan, pero se aconseja tratar de hacer con los niños actividades más tranquilas que no les haga aumentar la temperatura corporal ni sudar.
Darle infusión de girasol: una de las propiedades del girasol es la de ayudar a bajar la fiebre. Se utilizan pétalos secos de la flor de girasol y se hace una infusión con ellos. Para ello se hierve agua, se ponen los pétalos dentro y se deja reposar 10 minutos. Se filtra la mezcla y se le añade azúcar o miel, algo que le dé un poco de sabor dulce. Al niño se le dan un par o tres de cucharadas cada 8 horas.
Enfriar al niño desde los pies: esto se haría robando el calor del niño desde abajo, desde las plantas de los pies. Mucha gente aprovecha el verano para caminar descalza y, en contacto con el suelo frío (depende del suelo que tengas), el calor parece que disminuye un poco. Además de hacerle caminar descalzo o de meterle los pies un rato en un barreño con agua templada tirando a fría, podemos ponerle rodajas de patata cruda en la planta de los pies. Cuando se calienten las cambiamos por otras que deberán seguir robando calor de sus pies.
F
uentes y más información: migueljara, hcadvocate.org, elconfidencial, unadecaldosdearena, http://www.bebesymas.com
http://www.ecoportal.net/Temas-Especiales/Salud/El_peligro_del_paracetamol_e_ibuprofeno_en_los_ninos._Ocho_remedios_caseros_para_la_fiebre
COME RINFORZARE I CAPELLI: 3 RIMEDI NATURALI PER UNA CHIOMA FOLTA E FORTE
Per rinforzare i capelli non sono necessarie cosmetici costosi o pozioni da stregone. Se avete i capelli deboli e sfibrati, che cadono e si spezzano, è probabile che non stiate seguendo la dieta giusta.
La prima cosa che dovreste fare per rinforzare i capelli è cambiare alimentazione. Mangiate cibi con più vitamine e sali minerali, a partire dalla verdura fresca. Per prevenire la perdita dei capelli e rinforzarli assumete biotina (che aiuta lo sviluppo della cheratina), e cioè la vitamina B7 o H presente nei cereali integrali come il riso e il lievito di birra, ma anche nei legumi. È bene assumere anche la vitamina E, contenuta in prezzemolo, carote e spinaci. Non dite no anche a frutta secca e semi, importanti per la salute dei capelli, così come al miglio.
Dopo aver messo a posto l’alimentazione, prendetevi cura dei vostri capelli deboli nutrendoli con dei prodotti specifici che potete tranquillamente realizzare a casa.
1. Massaggiare la cute con l’olio d’oliva
Rafforzate i vostri capelli migliorando la circolazione sanguigna e dei liquidi nel vostro cuoio capelluto. Farlo è semplicissimo (e anche piacevole). Basterà che prima di farvi uno shampoo vi massaggiate la testa con dell’olio extravergine d’oliva, un trattamento naturale altamente idratante di cui vedrete gli effetti in pochissimo tempo.
2. Maschera allo yogurt
Per nutrire i capelli sfibrati fate degli impacchi con un preparato fatto in casa a base di olio extravergine d’oliva, yogurt e miele. Prendete gli ingredienti e mescolateli in una ciotola in parti uguali. Poi applicate la miscela sui capelli bagnati e avvolgeteli nell’alluminio. Lasciate riposare per 15 minuti e poi risciacquate e lavate i capelli con uno shampoo dolce e un balsamo. Il risultato vi lascerà a bocca aperta e i vostri capelli torneranno ad amarvi.
3. Balsamo fai da te al cocco e semi di lino
Il cocco e i semi di lino sono due sostanze nutrienti, molto importanti per la cura dei capelli. Se la vostra chioma è debole, ogni volta che fate la doccia applicate questo balsamo naturale fatto in casa dopo lo shampoo. Scaldate dell’acqua e mettete in infusione le bucce di arance. Mettete l’infuso nel mixer e aggiungete l’olio di cocco e il gel ai semi di lino. Frullate tutto e mettete in un contenitore pronto all’uso.
FONTE: http://www.leitv.it/giardinaggio/come-rinforzare-capelli-rimedi-naturali-chioma-folta-forte/
domingo, 30 de octubre de 2016
OMELETTE DE VERDURAS
Tiempo total: 25 min.
Preparación: 25 min.
Porciones: 4
INGREDIENTES
2 cdas harina de garbanzo
2 cdas harina blanca
1 yogurt de soja natural
2 cdas leche soja
1 cda curcuma
Aceite de oliva
Sal y pimienta a gusto
INSTRUCCIONES
En un bowl colocamos la harina de garbanzo y la harina blanca, la curcuma, la sal y pimienta y por ultimo el yogurt y la leche. batimos muy bien para que nos quede la mezcla suave y espumosa.
Calentamos una sartén antiaderente, echamos un poco de aceite y vertemos un poco del batido.
Cocinamos a fuego bajo y antes de que cuaje la mezcla ponemos un poco de relleno de verduras, doblamos por la mitad, aplastamos un poco con la espátula para que se unan los lados de la omelette, damos vuelta la tortilla y terminamos de cocinar por el otro lado.
Es importante utilizar una sartén antiaderente para que no se nos pegue la tortilla. si no tienes una buena sartén, tienes que procurar echarle mas o menos una cucharada de aceite por omelette y que el aceite este bien caliente al momento de echar el batido.
FUENTE: http://www.hazteveg.com/receta/4574/omelette-de-verduras
DOLCETTI DI RISO AL COCCO
Da un po’ di tempo meditavo di inventare un dolce a base di riso integrale che potesse essere utilizzato non solo come merenda o dolcetto di fine pasto, ma ogni tanto anche come colazione.
Dagli esperimenti sono saltati fuori questi dolcetti, che possono assumere anche la forma di una torta, dipende come li si modella.
La presenza del cocco li rende adatti come colazione solo ogni tanto e rigorosamente in estate, perchè il cocco, essendo di origine tropicale, ha un marcato effetto raffreddante.
Volendo utilizzarli più spesso o in inverno, basta eliminare il cocco. 🙂
Eventualmente al posto del riso integrale si può utilizzare il riso semi-integrale, soprattutto per i bambini.
Ingredienti
Per 15-20 dolcetti:
100 g di riso integrale tondo
300-350 ml di latte di riso alle mandorle (o latte vegetale o acqua)
1/2 stecca di vaniglia
1 pizzico di sale marino integrale
3 cucchiai di malto di riso
100-150 g di frutta disidratata a piacere tra uvetta, albicocche, pere, datteri, fichi, ecc.
50-100 g circa di mandorle bianche ridotte in farina
100 g circa di cocco grattugiato
Lava il riso e lascialo in ammollo per 6-8 ore. Butta l’acqua e cuocilo con il latte, la stecca di vaniglia e il sale per circa 30-35 minuti dal bollore, parzialmente coperto.
A fine cottura il latte sarà quasi completamente assorbito. Togli la stecca di vaniglia e lascia raffreddare coperto. Incidi la stecca di vaniglia per il lungo ed estrai i semi, da aggiungere al riso cotto.
Taglia a pezzetti la frutta disidratata e aggiungila al riso. Aggiungi il malto, 50 g circa di cocco e farina di mandorle quanto basta per ottenere un composto modellabile. La quantità di farina di mandorle può variare molto in base a quanto il riso si è asciugato in cottura.
Con le mani bagnate modella delle palline e falle rotolare nel cocco grattugiato. Metti in frigo per una mezz’ora prima di servire.
Buon appetito!
FONTE: http://www.laviamacrobiotica.it/dolcetti-di-riso-al-cocco/
UNTABLE DE AGUACATE CON BROTES, SEMILLAS Y ESPECIAS
Hay veces en las que vas a comer por ahí, pruebas una cosa y piensas, ¿por qué no se me ha ocurrido esto a mí? Y acto seguido empiezas a pergeñar la manera de hacer tu versión del plato. Pues eso me pasó con una especie de paté de aguacate con brotes que probé hace un par de domingos en un brunch vegano que organiza dos veces al mes Nerea Hoyos de Origins Cenas. Además de servir comida sabrosa y sin animalitos ni derivados, Nerea lo hace en una localización chulísima –y privada, solo se puede acceder una vez te has apuntado al evento vía Facebook, podéis encontrar toda la info en su página– del Raval barcelonés.
Creo que la versión de Nerea y la mía solo coinciden en el aguacate, los brotes –diría que los suyos eran bastante más suaves que los que usé yo– y un punto ácido, pero la idea es exactamente la misma: usar los germinados a modo de estructura para conseguir que el untable de aguacate tenga más cuerpo, ofrezca una cierta resistencia al mordisco e incluso sea crujiente (algo que intenté potenciar añadiendo un poco de cebolleta marinada en lima para que perdiera algo de fuerza).
Los brotes, además de ser tremendamente sanos y muy fáciles de hacer en casa –las bandejas o bolsas para germinar, como la que recomendábamos en el último Revuelto de trastos, tampoco son nada caras, pero podéis germinar en un simple tarro de vidrio– van estupendamente para dar sabor y textura a platos como ceviches, tatakis, tartares, cremas y ensaladas. Los de cereales tipo alfalfa o trigo tienen un sabor mucho más suave; los de remolacha, col o puerro, un sabor parecido al de la verdura que serían de mayores, pero más sutil, y los de cebolla o mostaza pueden aportar una buena hostia un punto de picante divertido.
Partiendo la la base aguacate + brote que le aporte algo de cuerpo y textura, la cantidad y el tipo de ingredientes que añadimos puede ir desde uno hasta casi el infinito.
Si tenéis problemas para encontrar ajenjuz –aviso: lo tienen en ese Consumotrón del amor que son las tiendas Tiger– podéis usar cualquier otra semilla que os guste, y los frutos secos picados seguro que también le van fetén. El gomasio es una mezcla de sésamo (entero y en polvo) y sal que tiene un montón de aplicaciones en la cocina y se encuentra fácilmente en herboristerías y tiendas de alimentación ecológica. Resumiendo: mezclad con un poco de criterio y el éxito está asegurado.
Dificultad
Para gente que sabe mezclar cosas.
Ingredientes Para 4 personas
2 aguacates maduros
1 cebolleta
1 lima
1 taza de brotes (estos eran de puerro, pero pueden ser de los que más os gusten mientras sean finos)
1 cucharadita de ajenjuz
2 cucharaditas de gomasio
1/2 diente de ajo (opcional)
1/2 cucharadita de pasta de chile, un poco de harissa, cayena o chile fresco (opcional)
2 cucharadas de aceite de oliva virgen extra
Picos, tostaditas (yo usé pan de semillas de Panic), crudités o regañás para servir
Preparación
1. Rallar la lima y reservar la ralladura. Pelar y picar fina la parte blanca de la cebolleta y hacer rodajitas con la verde. Mezclar ambas con una cucharada del zumo de la lima y dejar macerar unos 20 minutos para que pierda fuerza.
2. Sacar la carne de los aguacates y mezclarla con el gomasio, el aceite, el chile (si se quiere), el ajenjuz, el ajo (si apetece pero no se tolera bien, se puede blanquear un par de minutos en agua hirviendo), el gomasio y la ralladura de la lima. Lo ideal es que quede algún trozo del aguacate más entero, pero depende de lo que os apetezca, la textura del mismo y un montón de factores más.
3. Añadir a la pastuflis la cebolleta y los brotes, mezclar bien y servir con crudités, pan, picos o lo que más os apetezca. Se puede decorar con un chorrito de aceite y un pellizco de ajenjuz, cayena, gomasio o unos aritos de chile.
FUENTE: MÒNICA ESCUDERO http://elcomidista.elpais.com/elcomidista/2015/03/17/articulo/1426572000_142657.html
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