sábado, 31 de diciembre de 2016
jueves, 22 de diciembre de 2016
HONGOS PORTOBELLOS RELLENOS DE TOMATE Y ESPINACA (OPCIÓN VEGANA)
¿Se acuerdan de la ensalada veraniega de tomate que les compartí la semana pasada? Bueno, aproveché mi segunda caja de tomates para preparar otra receta con ellos y pensé en unos deliciosos hongos portobellos con tomates, queso de almendras y queso de cabra (es opcional, si eres intolerante a los lácteos o vegano pueden omitir el queso de cabra y usa únicamente el requesón de almendras).
Yo la serví como una cena vegetariana ligera pero puedes servirlos como más se te antoje.
Ingredientes Porciones: 2 porciones
Hongos portobello rellenos:
2 hongos portobello
4 cucharadas aceite de oliva
3 cucharadas vinagre balsámico
1 taza tomate cherry, en mitades
1 taza espinaca, lavada y picada finamente
1 diente de ajo, picado finamente
1 cucharita albahaca seca o fresca si tiene
Sal y pimienta, al gusto
Queso de cabra, opcional y al gusto
Queso de almendras, al gusto
Requesón de almendras:
1 taza bagazo, pulpa o subproducto que queda al preparar la leche de almendra
½ cucharita sal de mar
1 cucharadas aceite de oliva
1 cucharadas jugo de limón o vinagre de manzana
1 cucharadas cilantro o perejil, picado finamente
1 cucharada cebollín picado, opcional
Hongos portobello rellenos:
Precalienta el horno a 180°C.
Limpia los hongos, yo les quito los “pelitos” para que queden más limpios pero es opcional. A cada hongo agrega 1 cucharada aceite de oliva y una cucharada de vinagre balsámico. Mezcla con las manos para que el hongo se empiece a marinar un poco.
Coloca los hongos sobre un recipiente para hornear, puedes colocar sobre aluminio o papel para hornear para que sea más fácil y rápida la limpieza.
Mezcla los tomates cortados con ajo picado, 2 cucharadas aceite de oliva, 1 cucharada vinagre balsámico y albahaca (fresca o seca).
Agrega 1 taza de espinaca picada finamente y mezcla bien.
Rellena los portobellos y cubre con un poco de queso de cabra (si no eres vegano) y lleva al horno.
Cocina 14 minutos, retira del horno, cubre con 1 cucharada de queso de almendra y lleva al horno otros 2 minutos o hasta que los hongos se sientan suaves.
Sirve calientes así solos, con tu ensalada favorita o tu platillo que quieras acompañar.
Requesón de almendras:
Mezcla en un platito todos los ingredientes. Coloca en un recipiente para hornear y coloca en un horno precalentado a 200°C.
Hornea por 15 a 22 minutos o hasta que se sienta seco, revisa a los 15 minutos para ver si no se está quemando de las orillas, ya que los hornos varían de temperaturas y puede quemarse fácilmente.
Notas
VEGANOS: Omite el queso de cabra y sirve únicamente con queso o requesón de almendra.
FUENTE: Por: Karla Hernández http://www.pizcadesabor.com/hongos-portobellos-rellenos-de-tomate-y-espinaca-opcion-vegana/
PANDORO VEGAN FATTO IN CASA: LA RICETTA
La preparazione di questo pandoro vegan fatto in casa si basa sulla ricetta per il pandoro tradizionale, con burro e uova, delle sorelle Simili.
Per sostituire il normale burro ho utilizzato del burro vegetale biologico, mentre per quanto riguarda le uova, ho optato per fecola di patate e latte di riso.
Ecco tutti gli ingredienti e le fasi necessarie per la preparazione del pandoro fatto in casa in versione vegan, senza uova e senza burro, adatto anche a chi soffre di intolleranze a questi ingredienti. Il risultato vi sorprenderà!
Ho impastato il pandoro completamente a mano. Dunque per prepararlo non è necessario avere un'impastatrice.
Ecco tutto il necessario per ottenere un pandoro da 1 kg da preparare con farina di tipo 0 o manitoba.
1) Lievitino
60 gr di acqua tiepida
50 gr di farina 0
15 gr di lievito di birra
10 gr di zucchero di canna
1 cucchiaio di fecola di patate
1 cucchiaio di latte di riso
1 pizzico di curcuma in polvere
60 gr di acqua tiepida
50 gr di farina 0
15 gr di lievito di birra
10 gr di zucchero di canna
1 cucchiaio di fecola di patate
1 cucchiaio di latte di riso
1 pizzico di curcuma in polvere
In un bicchiere versate l'acqua e il lievito di birra. Mescolate con un cucchiaino per sciogliere il lievito e trasferitelo in una ciotola. Aggiungete tutti gli altri ingredienti e amalgamate con un cucchiaio. Il "lievitino" finale non sarà un impasto compatto, ma un composto ancora un po'liquido. Lasciate riposare la ciotola coperta con un telo vicino al termosifone per 1 ora prima di procedere con il primo impasto.
2) Primo impasto
200 gr di farina
3 gr di lievito di birra
25 gr di zucchero di canna
30 gr di burro vegetale biologico
2 cucchiai d'acqua
5 cucchiai di latte di riso
1 cucchiaio di fecola di patate
1 pizzico di curcuma in polvere
200 gr di farina
3 gr di lievito di birra
25 gr di zucchero di canna
30 gr di burro vegetale biologico
2 cucchiai d'acqua
5 cucchiai di latte di riso
1 cucchiaio di fecola di patate
1 pizzico di curcuma in polvere
In un bicchiere versate il lievito insieme a due cucchiai d'acqua e mescolate per scioglierlo bene. Versatelo nella ciotola insieme al lievitino, con tutti gli altri ingredienti. Impastate vigorosamente con le mani per ottenere un composto molto omogeneo e senza grumi. Lasciate riposare l'impasto fino al raddoppio, ricoprendo la ciotola con un telo (per 30-45 minuti circa).
3) Secondo impasto
200 gr di farina
100 gr di zucchero di canna
1 pizzico di sale fino
1 stecca di vaniglia (solo i semini)
2 cucchiai di fecola di patate
10 cucchiai di latte di riso
1 pizzico di curcuma
200 gr di farina
100 gr di zucchero di canna
1 pizzico di sale fino
1 stecca di vaniglia (solo i semini)
2 cucchiai di fecola di patate
10 cucchiai di latte di riso
1 pizzico di curcuma
Incidete una stecca di vaniglia per estrarre i semini e versateli insieme a tutti gli ingredienti indicati nella ciotola con il primo impasto. Impastate molto bene con le mani per 10-15 minuti. Ungete con un pochino di burro vegetale la ciotola in cui farete riposare l'impasto a temperatura ambiente per 1 ora-1 ora e mezza. Poi trasferite l'impasto in frigorifero e lasciatelo riposare ancora per 30-40 minuti.
4) Sfogliare l'impasto - Prima fase
140 gr di burro vegetale freddo suddiviso in piccoli fiocchi
140 gr di burro vegetale freddo suddiviso in piccoli fiocchi
Disponete l'impasto sul piano di lavoro e formate un quadrato dello spessore di 1 centimetro. Al centro disponete il burro suddiviso in fiocchetti. Ripiegate gli angoli del quadrato verso il centro, come per formare una busta. Chiudete bene le giunture con le dita e, a partire dal quadrato ottenuto , stendete una striscia di circa 30 centimetri di lunghezza e 1 centimetro di spessore. Ripiegate la striscia in tre parti: portate il lembo destro verso il centro e con il lembo sinistro ricoprite completamente il destro. Lasciate riposare in frigorifero per 20 minuti.
5) Sfogliare l'impasto - Seconda fase
2 cucchiai di farina
2 cucchiai di farina
Questo passaggio intermedio non è inserito nella ricetta per la preparazione del pandoro tradizionale. E' un mio consiglio che vi faciliterà nell'incorporare il burro nell'impasto. Dopo aver estratto dal frigorifero il risultato della prima fase di sfogliatura, impastate il tutto di nuovo brevemente con le mani, aggiungendo 2 cucchiai di farina, in modo che il composto non risulti troppo appiccicoso.
Formate una palla e lasciatela riposare 20 minuti in frigorifero. Dopo l'attesa, infarinate il piano di lavoro e con il matterello trasformate la palla in una lunga striscia alta circa 1 centimetro e ripiegatela in tre parti: portate il lembo destro verso il centro e con il lembo sinistro ricoprite completamente il destro. A questo punto ruotate l'impasto di 90 gradi in senso orario e ripetete da capo la stesura della striscia e la piegatura, almeno per 3 volte. Lasciate riposare in frigorifero altri 20 minuti, poi formate la striscia e ripiegatela su se stessa per altre 3 volte, come avete fatto prima. Da ultimo, senza lavorare di nuovo l'impasto, ma semplicemente rotolandolo sul piano di lavoro, dategli una forma sferica.
6) Ultima lievitazione
2 cucchiaini di burro vegetale biologico
Zucchero a velo o farina
2 cucchiaini di burro vegetale biologico
Zucchero a velo o farina
Prima di trasferire l'impasto nello stampo, imburratelo e spolverizzatelo con dello zucchero a velo o con un po'di farina sul fondo e sui lati. Utilizzate uno stampo rotondo, oppure a stella, adatto ad ottenere 1 pandoro da 1 kg (ho usato uno stampo rotondo a cerniera con diametro e altezza di circa 16 centimetri).
Non vi resta che sistemare l'impasto sul fondo dello stampo. I tempi dell'ultima lievitazione possono variare da 4 ore e mezza a 10-12 ore a seconda della temperatura dell'ambiente e della forza del lievito (ho preferito lasciare lievitare il pandoro per tutta la notte, per poi cuocerlo al mattino). L'impasto lievitato dovrà raggiungere il bordo dello stampo e superarlo di un paio di centimetri. Per ottenere dello zucchero a velo a partire dallo zucchero di canna, vi basterà frullarne qualche cucchiaio nel mixer da cucina.
7) Cottura
Quando la lievitazione si sarà conclusa, potrete passare alla cottura del pandoro. Cuocete il pandoro in forno statico per 10 minuti a 180°C e poi proseguite la cottura per altri 45-50 minuti a 160°C. A metà cottura, consiglio di coprire la parte superiore dello stampo con carta stagnola, per evitare che il pandoro si colori troppo. Prima di sfornare, controllate il livello di cottura facendo la prova con un lungo stecchino di legno. Lasciate raffreddare molto bene il pandoro prima di estrarlo dallo stampo.
Quando la lievitazione si sarà conclusa, potrete passare alla cottura del pandoro. Cuocete il pandoro in forno statico per 10 minuti a 180°C e poi proseguite la cottura per altri 45-50 minuti a 160°C. A metà cottura, consiglio di coprire la parte superiore dello stampo con carta stagnola, per evitare che il pandoro si colori troppo. Prima di sfornare, controllate il livello di cottura facendo la prova con un lungo stecchino di legno. Lasciate raffreddare molto bene il pandoro prima di estrarlo dallo stampo.
Buone feste!
FONTE: Marta Albè https://www.greenme.it/…/vegeta…/12137-pandoro-vegan-ricetta
SABES EL PELIGRO DE ENCENDER EL AIRE ACONDICIONADO DESPUES DE ARRANCAR EL MOTOR DEL AUTO DE DEJARÁ LOS PELOS DE PUNTA!!!
Cada vez que te sientas en el coche y enciendes el motor tu y tu salud se estan exponiendo al peligro.. Te debes estas preguntando cómo, entonces, es así como…
Al salir fuera del coche, siempre cierras las ventanas. Pero incluso si la dejas en una sombra agradable, se puede acumular 400 a 800 mg de benceno.
Si se estaciona el coche en el sol, en una temperatura superior a 16 grados centígrados, el nivel de benceno puede llegar a 2000 a 4000 mg, que es 40 veces más que el nivel permitido.
Al sentarse en un coche que tiene las ventanas cerradas, las personas inhalan el benceno, sin saber que esta toxina afecta a los riñones, el hígado y el tejido óseo.
Además, se necesita una gran cantidad de tiempo y esfuerzo para nuestros organismos para eliminarlo.
El manual del vehiculo aconseja que deberíamos abrir las ventanas de este antes de encender el A / C, pero no explican el por qué, excepto que es bueno para el rendimiento del coche.
EXPLICACIÓN MÉDICA:
Los resultados de la investigación demuestran que antes de que comience a refrescar el aire, el acondicionador de aire expulsa todo el aire caliente hacia fuera, y con ella -el benceno, una toxina que causa cáncer.
Por lo tanto, cuando te sientes en tu coche, incluso si no notas ningún olor de un plástico calentado, abre las ventanas por unos minutos y luego enciende el A / C. Y cuando enciendas el coche deja las ventanas abiertas por unos minutos más.
Continua la práctica de este hábito mientras estes en tu coche con el fin de proteger tu organismo de toxinas, ya que las consecuencias pueden ser muy trágicas.
FUENTE: http://remedioscurativos.com/peligro-de-encender-el-aire-acondicionado-despues-de
L’ANTICA CURA AUTENTICA PER LA DEPRESSIONE
La depressione è un’epidemia globale ed è dovuta al fatto che la vita in questa società è deviata rispetto alla nostra evoluzione genetica. La depressione è una delle maggiori cause di suicidio, con più di un milione di vittime ogni anno in tutto il mondo. In Italia circa 2 milioni di persone soffrono di depressione, e questo dato cresce di generazione in generazione.
Questa patologia priva le persone del sonno, dell’energia, del desiderio sessuale e le rende incapaci di godere dei piaceri della vita. Stephen Ildari, autore del libro: ”The depression cure” afferma che questa malattia distrugge il desiderio di amare, lavorare, giocare eliminando così la voglia di vivere. Se trascurata potrebbe arrecare danni permanenti al cervello. Inoltre può mandare in tilt il circuito di dolore del cervello al punto che molti dei pazienti di Ildari parlano della depressione paragonandola a tormento, angoscia e tortura guardando alla morte come ad un “mezzo per sfuggirne”. Lui stesso lo racconta in un intervento al “Ted Talks”.
Ma la depressione non è una malattia “naturale” non è un male inevitabile per l’essere umano. Egli sostiene che, come molte altre malattie, sia una conseguenza del forte stress, dell’industrializzazione, di una incompatibilità dello stile di vita moderno con la nostra evoluzione genetica.
Secondo i suoi studi questo disturbo è il risultato di un prolungato stato di stress. Il nostro cervello in condizione di stress innesca alcuni meccanismi di difesa, che ai nostri antenati servivano per affrontare predatori e altri pericoli. Queste situazioni dovrebbero risolversi in tempi brevissimi.
“Il problema per molte persone nel mondo occidentale è la risposta del corpo allo stress, che va avanti per settimane, mesi e persino anni. Quando questo succede risulta estremamente tossico” Stephen Ildari
Vivere delle situazioni di stress continuo come la maggior parte degli esseri umani risulta dannoso per via di alcune neuro-sostanze come la dopamina e la serotonina che possono portare disturbi del sonno, danni cerebrali e indebolimento immunitario.
La civiltà moderna è la causa della depressione
Gli epidemiologi hanno stilato una lunga lista di patologie correlate allo stress, definendole: “malattie della civiltà”. Malattie come
asma
diabete
arteriosclerosi
allergie
obesità
cancro
si sono diffuse in tutto il mondo, ma sono praticamente assenti nelle popolazioni aborigene. In uno studio su duemila Kaluli, popolazione aborigena della Nuova Papua Guinea, è stato riscontrato un solo caso di depressione. Perché? La causa è lo stile di vita dei Kaluli identico a quello dei nostri antenati cacciatori/raccoglitori nel periodo, durato circa due milioni di anni, prima dell’avvento dell’agricoltura.
Ildari afferma:
“Il 99,9% dell’esperienza umana si è sviluppata in un contesto di tipo raccoglitori/cacciatori, la maggior parte delle pressioni selettive che hanno plasmato il nostro genoma lo hanno ben addestrato a quello stile di vita.”
Considerando un esistenza umana di circa 3 milioni di anni, a partire dal periodo in cui l’homo habilis iniziò ad utilizzare strumenti in pietra, il nostro genere ha subito drastici cambiamenti ambientali circa 12000 anni fa con l’inizio dell’agricoltura e 200 anni fa con la rivoluzione industriale. Sempre secondo quello che egli sostiene, la nostra specie ha dovuto far fronte a ciò che lui chiama “mutazione ambientale radicale”.
A differenza dell’ambiente, completamente mutato, il nostro genoma è rimasto essenzialmente quello di 200 anni fa, in pratica otto generazioni, un tempo troppo breve per adattamenti genetici significativi.
Tra i geni che trasmettono le informazioni per la “costruzione” dei nostri corpi, cervello, ecc… e l’ambiente in cui viviamo, vi è una mancata corrispondenza. Non siamo “progettati” per una vita sedentaria, sempre al riparo, isolati socialmente, schiavi dei fast-food, privati del sonno da un ritmo frenetico come quello della vita moderna.
L’antica cura per la depressione
Ildari, non contrario alle cure farmacologiche, è dell’idea che tutti gli antidepressivi dovrebbero essere gettati nella spazzatura.
L’uso di questi farmaci è aumentato del 300% negli ultimi 20 anni, senza arrestare la crescita del tasso di depressione. Un americano su nove, di età superiore ai 12 anni, è in cura con farmaci antidepressivi mentre uno su cinque confessa di aver pensato di farne uso.
La sua soluzione è un cambiamento dello stile di vita. Sostiene di aver ottenuto risultati, al di là delle sue più rosee aspettative, seguendo il suo programma in sei punti:
Esercizio
Acidi grassi Omega3
Luce solare
Sonno
Non rimuginare
Socialità
L’esercizio fisico è la medicina più potente per la depressione
Ildari sostiene che i risultati dell’esercizio sulla depressione sono così grandi che se potessero essere trasformati in un pillola… sarebbe la pillola più costosa al mondo. Il problema è che circa il 60% degli italiani non compie nessun tipo di attività fisica. Ma lui non gliene fa una colpa e punta il dito sulle lunghe giornate lavorative, le responsabilità domestiche e la famiglia. Chi ha il tempo o l’energia di andare in palestra? Egli afferma anche che l’esercizio fisico in palestra non è naturale.
Siamo progettati per una fisicità attiva che persegua un obbiettivo e non per correre sulla ruota del criceto.
I raccoglitori/cacciatori, quotidianamente, dedicavano quattro o più ore ad attività fisiche vigorose. Ma se gli aveste chiesto se si fossero allenati vi avrebbero risposto di no. Questo perché per loro sarebbe stato assurdo… Loro vivevano!
“Se metti un topo su di un tapis roulant… Si accovaccerà rischiando di ferirsi”. “Quando vedi un tapis roulant ascolta la parte del tuo cervello che ti urla di non farlo, tanto non ti porterà da nessuna parte!”
Se non puoi raccogliere le tue bacche, noci e andare a caccia egli consiglia di camminare a ritmo sostenuto, magari in compagnia di un amico, per quaranta minuti tre volte a settimana. Funziona meglio dello zoloft (antidepressivo) e se lo sia fa nella natura è ancora più potente. Ed è la stessa conclusione del Dott. Soresi.
La mancanza di connessioni sociali autentiche è una delle maggiori cause di depressione
Una delle maggiori cause della depressione è l’assenza di connessione sociale all’interno della famiglia. Abbiamo mille possibilità di connessione, ma siamo sempre più distanti, isolati davanti al nostro schermo. E aggiunge:
“I nostri antenati cacciatori/raccoglitori trascorrevano tutte le giornate in compagnia dei propri cari.”
Purtroppo la depressione ci porta all’isolamento, e la solitudine non fa altro che aggravare la situazione.
“Resistete alla tentazione di isolarvi” esorta Ildari “quando si é malati l’organismo ci esorta a ritirarci e riposare, questo va bene se abbiamo l’influenza. Nei casi di depressione é la scelta peggiore che si possa compiere”.
FONTE: Riccardo Lautizi https://www.dionidream.com/antica-cura-depressione-naturale/
LOS ZUMOS INFANTILES TIENEN UN NIVEL DE AZÚCAR "INACEPTABLEMENTE ALTO"
Un estudio reclama que los jugos no se consideren como una de las cinco piezas de fruta recomendadas
A medida que padres y madres se conciencian de los males asociados a los refrescos, es más probable que los zumos se generalicen como una alternativa para ofrecer a los hijos. Sin embargo, un grupo de investigadores ha estudiado los zumos para niños que se pueden encontrar en el supermercado y la conclusión es tan tajante como venían advirtiendo algunos especialistas: suponen un problema de exceso de azúcares casi tan grave como el de los refrescos.
El estudio se realizó con zumos envasados y batidos de frutas que se pueden encontrar en cualquier supermercado del Reino Unido: "Los azúcares contenidos en las bebidas de frutas comercializadas para niños son inaceptablemente altos", concluyen. Y añaden: "Los fabricantes deben dejar de añadir azúcares y calorías innecesarias a sus bebidas". No está permitido añadir azúcar a los zumos.
Realizado por científicos de las universidades de Londres y Liverpool y publicado por BMJ Open, en este trabajo se analizó el contenido de 203 bebidas infantiles de tres tipos: zumos de fruta 100%, bebidas basadas en alguna proporción de zumo y los llamados smoothies (batidos de fruta, que suelen incluir lácteos). El 42% de todas estas bebidas, que estaban etiquetadas para niños, contenían una cantidad de azúcares que iguala o supera la cantidad total que los críos de entre 4 y 6 años deben consumir a lo largo de un día. Y el 63% contenían la mitad de esa dosis.
Además, la mitad de las bebidas basadas en zumos superaban esta cantidad de azúcares libres, máximos responsables de las caries y muy importantes en el sobrepeso y el riesgo de diabetes. De media, eran los smoothies los que más azúcar contenían. Pero es que los zumos 100% de fruta no son ajenos a este problema: contienen la mitad de la cantidad total de azúcar que debería tomarse en un solo día.
"Un zumo casero tiene el mismo azúcar que un refresco de cola", advierte Julio Basulto, dietista-nutricionista ajeno a este estudio que considera "muy urgente y muy necesario". Basulto coincide en que las familias cada vez más van a recurrir a los zumos como alternativa a los refrescos: "La OMS advierte de que un excesivo consumo de zumos se asocia a un aumento de riesgo de padecer obesidad", avisa. El problema, señala este especialista, es considerar un zumo como una pieza de fruta más. "Metabólicamente no tiene nada que ver. La fruta hay que masticarla", asegura.
El debate tiene mucha trascendencia: implica que la industria de los zumos pueda incluir sus productos dentro de las recomendaciones universales de tomar cinco piezas de fruta al día. Los investigadores de Liverpool y Londres llegan a una conclusión: no deberían estar ahí. "Sugerimos que los zumos con alto contenido de azúcares libres no deben contar como uno de los '5 al día'. Idealmente, la fruta debe ser consumida en su forma original, no como jugo. Los padres deben diluir el zumo de fruta con agua, optar por zumos sin azúcar y ofrecerlos solo durante las comidas", determinan.
En la actualidad, en el Reino Unido se acepta que el zumo cuente como una de estas cinco piezas de fruta recomendadas, pero solo uno de las cinco. En España, el comité científico '5 al día' de la Asociación Española de Dietistas y Nutricionistas consideró aceptable (ver PDF) que una de estas piezas se sustituyera por un zumo, siempre que fuera 100% y dejando claro que se trata de un vaso, no más. "En ningún caso", se advertía en el documento, "se inducirá al consumidor a sustituir sistemáticamente el consumo de frutas frescas sólidas por el zumo de frutas".
En el estudio conocido hoy se critican otras prácticas del sector. Por ejemplo, las directrices sanitarias consideran que el equivalente a una pieza de fruta es un zumo de 150 ml, pero solo seis de los 203 productos analizados presentaban ese formato, lo que complica el consumo apropiado. Además, las etiquetas contenían cifras con una ingesta de referencia, como corresponde según la legislación europea, pero solo aplicable a adultos que realizan una cantidad media de actividad física: "Totalmente inapropiado para los niños".
"Es una batalla perdida, no hay nada que hacer", lamenta Basulto. "Concienciar con esto es como cortar un bosque con una cuchara: van a conseguir que las familias cambien las cocacolas por los zumos, y para hacerlo además nos van a vender que faltan vitaminas, lo cual es falso", denuncia.
FUENTE: JAVIER SALAS http://elpais.com/elpais/2016/03/22/ciencia/1458650445_377424.html?id_externo_rsoc=FB_CC
Suscribirse a:
Entradas (Atom)