martes, 31 de marzo de 2015



GLUTEN SENSITIVITY: L’ALTRA CELIACHIA
UN’ALTRA INTOLLERANZA CAUSATA DAL GLUTINE
Non è una forma attenuata della celiachia. Ma una malattia a se stante, diversa dal punto di vista molecolare e della risposta immunitaria anche se la causa scatenante è la stessa.Sensibilità al glutine (gluten sensitivity), così viene identificata la malattia che in Italia interessa circa 3 milioni di persone e almeno 20 milioni di americani.
La gluten sensitivity viene sempre più spesso segnalata negli ambulatori medici, un distrurbo diagnosticato in pazienti soprattutto adulti con problemi intestinali, che in passato venivano classificati come pazienti con colon irritabile.
Si stima che in Italia i “sensibili al glutine” siano il 6% della popolazione, mentre i celiaci si fermano
al 1%. «Finalmente siamo riusciti a inquadrare questa nuova condizione distinguendola dalla celiachia. Si pensava che la sensibilità al glutine non esistesse e che chi ne soffriva traeva vantaggi da un’alimentazione priva di questa sostanza solo sulla base di un effetto placebo. Non è così», dice il Dottor Alessio Fasano*, uno degli esperti che ha portato avanti gli studi su questo disturbo.
«È una ricerca che cambia completamente l’inquadramento di questi disturbi. Abbiamo dimostrato che esiste un’entità clinica distinta dalla celiachia per patogenesi e geni coinvolti. Una forma chiamata sensibilità al glutine che affligge le persone sane. Le mucose intestinali in questi pazienti sono normali e non mostrano i danni tipici della celiachia anche se l’intestino è infiammato».
Qual è la differenza tra le due malattie? «La celiachia è una malattia del sistema autoimmunitario. Dipende da difetti dell’immunità innata, cioè quella di cui siamo dotati dalla nascita, e dell’immunità adattiva cioè di quella che permette all’organismo di produrre anticorpi specifici per eliminare una molecola nemica. Questo meccanismo viene attivato nel giro di due o tre settimane».
Quali sono i sintomi tipici dei Sensibili al glutine? «Sono simili a quelli delle persone con colon irritabile. Dolori addominali, gonfiore, emicrania, annebbiamento della memoria, mancanza di lucidità, depressione. La soglia di tolleranza al glutine è individuale. In altre parole una persona può avere problemi di questo tipo mangiando mezzo panino o un solo boccone di pasta. Altre invece possono consumare alimenti ricchi di glutine in abbondanza senza avere conseguenze. La sensibilità può aumentare nel corso della vita o scomparire naturalmente senza lasciare danni, a differenza della celiachia che si accompagna a un effetto cumulativo».
Questa nuova malattia è conseguenza di alimenti a base di glutine pesante, tossico? «Di sicuro queste reazioni anomale dipendono da prodotti dove la percentuale di glutine è stata aumentata artificialmente. Il nostro organismo non si è evoluto abbastanza per riuscire a gestire queste sostanze».
SENSIBILITA’ AL GLUTINE E OGM…
La diffusione esponenziale della malattia celiaca, cioè dell’assoluta intolleranza al glutine, nel corso degli ultimi decenni, ci fa riflettere su quanto possano aver influito a tal proposito le modificazioni genetiche apportate sul frumento. Già da tempo è emersa questa correlazione, smentita perentoriamente dai sostenitori delle biotecnologie e dei cibi Ogm.
Il Professor Luciano Pecchiai, fondatore dell’Eubiotica in Italia, ha avanzato una spiegazione molto interessante:
«E’ ben noto che il frumento del passato era ad alto fusto- spiega Pecchial -cosicchè facilmente allettava, cioè si piegava verso terra all’azione del vento e della pioggia. Per ovviare a questo inconveniente, in questi ultimi decenni il frumento è stato quindi per così dire “nanizzato” attraverso una modificazione genetica».
Questa modifica genetica potrebbe aver provocato la modificazione di una proteina, la gliadina, alla quale è dovuto il malassorbimento tipico della celiachia. Nessuno ha ancora trovato una spiegazione al fatto che la celiachia è aumentata in maniera vertiginosa negli ultimi anni e non accenna a fermarsi.
«Mentre qualche decennio fa l’incidenza della malattia era di 1 caso ogni mille o duemila persone, oggi siamo giunti a dover stimare 1 caso ogni 100 o 150 persone», spiega Adriano Pucci, presidente dell’Associazione Italiana Celiachia. «Siamo dunque nell’ordine, in Italia, di circa 400 mila malati, di cui però soltanto 55 mila hanno ricevuto una diagnosi certa e seguono una dieta che può salvare loro la vita».

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