sábado, 28 de febrero de 2015



LA MEDITAZIONE AIUTA NELLA GUARIGIONE E INIBISCE I GENI DELL'INFIAMMAZIONE
Uno studio del Dipartimento di medicina predittiva e per la prevenzione dell’Istituto nazionale dei tumori. Un aiuto da affiancare al cambiamento degli stili di vita
di Mario Pappagallo
La meditazione sembra avere un effetto sull’azione dei geni, sulla loro espressione. Un team internazionale di ricercatori che opera nel Dipartimento di medicina predittiva e per la prevenzione dell’Istituto nazionale dei tumori (Int) di via Venezian a Milano, ha analizzato un gruppo di meditatori esperti, sottoponendoli a un prelievo prima e dopo una sessione di meditazione di 8 ore.
Si inibiscono i geni dell’infiammazione
Dalla ricerca è emerso che si inibiscono i geni dell’infiammazione e che vengono modificati anche i geni che regolano l’acetilazione degli istoni, enzimi che consentono o bloccano la lettura del Dna. E, come l’ambiente e gli stili di vita, influenzano l’epigenoma che avvolge il genoma. Come una capsula-filtro. Come in un computer il software rispetto all’hardware. Protezione sì, ma anche interazione. L’epigenoma è come un interruttore che accende e spegne geni in base alle sollecitazioni del micro e del macro-ambiente. I nutrienti, per esempio, rappresentano potenti stimoli positivi o negativi all’interazione del genoma con il genoma. Capaci di far accendere o spegnere, come lampadine, i geni. Anche i cancerogeni o gli anti-cancerogeni.
La meditazione può aiutare nella guarigione insieme ad altri fattori
Ecco allora che se il Dna del genoma è il Karma, cibo e pensiero tramite l’epigenoma possono sfidare il Karma. «Esistono ricerche anche sugli effetti epigenetici dello yoga, per il quale però è difficile distinguere fra l’azione fisica e quella della psiche», entra nel merito Franco Berrino, epidemiologo dell’Int. E precisa: «Tutto questo non significa che guariamo le malattie con la meditazione, ma soltanto che una pratica simile può servire. Molte nostre malattie dipendono da un’eccessiva infiammazione, come il cancro. Il messaggio ai pazienti è: abbiate fiducia nei progressi della medicina e sappiate che si possono aiutare le terapie con l’alimentazione, l’attività fisica e la meditazione».
Studi sulla restrizione delle calorie assunte
Senza considerare gli effetti preventivi e protettivi per la salute di una corretta alimentazione. Sul cibo, sottolinea Berrino, «gli studi più convincenti sull’uomo riguardano la restrizione calorica: con meccanismi non del tutto chiari, attiva certi geni che fanno risparmiare energia e quindi rallenta anche la proliferazione cellulare. Sappiamo da anni che mangiando meno si vive di più». A via Venezian è in corso uno studio sulla restrizione calorica. «So che non è possibile - prosegue Berrino - sganciarsi dalle logiche che ci impone la vita moderna, occorre solo riflettere su quello che mettiamo dentro di noi. Non dobbiamo per esempio mangiare solo cibo sterile, ma sforzarci di recuperare la semplicità del nostro cibo. La gente ha paura di perdere di tempo, però così possiamo riacquistare serenità, un fattore che di per sé modifica l’espressione dei nostri geni». Un ritorno alla natura come qualità dei nutrienti, un ritorno alla saggezza antica nel non eccedere nelle quantità. «Alzarsi da tavola con ancora appetito», vecchio proverbio della nonna che fa il paio con «La fame aguzza l’ingegno». Per la scienza, semplicemente, allunga la vita.
Una ricerca sulla sindrome metabolica
Altra ricerca in corso all’Int di Milano: il progetto «MeMeMe» (sindrome metabolica, dieta mediterranea, metformina), finanziato dall’European Research Council. «Stiamo arruolando volontari con la sindrome metabolica, senza gravi patologie pregresse: persone dai 55 anni in su con la pancia, pressione, glicemia e trigliceridi alti, e ancora alti livelli di colesterolo cattivo e bassi di quello buono. Ne abbiamo reclutati 300 e puntiamo a quota 2 mila». L’obiettivo? «Cercare di limitare le morti da infarto, con Alzheimer o a causa di altre patologie croniche. Protagonista il gene Ampk, che si attiva mangiando meno o introducendo meno calorie. Metà dei soggetti arruolati assumeranno la pillola metformina che attiva questo gene, metà un placebo (in cieco)». Tutti seguiranno le stesse raccomandazioni alimentari (secondo il Codice europeo contro il cancro, e dunque dieta a prevalenza vegetale, con frutta e verdure di stagione, basata su cibi non raffinati e su una varietà di cereali integrali e legumi). Con una variante spiegata da Berrino: «È prevista un’ulteriore suddivisione: un gruppo sarà seguito in maniera più intensiva e sarà aiutato di più con incontri mensili e corsi di cucina. Alla fine andremo a vedere che cosa accade in chi cambia stile di vita». Durata prevista dello studio «MeMeMe»: 5 anni.
I vegetali non possono essere sostituiti da una pillola
Berrino, infine, fa il punto sugli effetti positivi ormai individuati scientificamente in alcuni vegetali. Effetti sui geni. «La genisteina della soia, il resveratrolo dell’uva rossa, la curcumina, l’epigallocatechina del tè verde, l’acido ellagico di mirtilli, fragole, noci e melograni. Studi in vitro ne hanno analizzato nel dettaglio i meccanismi benefici. Ma non è possibile catturare in una pillola la meravigliosa complicità di decine di migliaia di sostanze, presenti per esempio nella dieta mediterranea, che nel loro insieme hanno una potente influenza epigenetica». Quindi? Si torni a mangiare la grande varietà di vegetali, naturali e non raffinati dall’industria, che la natura ci offre. Comprese le erbe selvatiche che contengono una quantità di sostanze che si perdono negli orti.

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