jueves, 4 de diciembre de 2014


TIROIDE E GLUTINE, POSSIBILE CORRELAZIONE: STUDI SCIENTIFICI

I cereali correlati all’insorgenza delle disfunzioni della tiroide (studi scientifici)

Chi è affetto da celiachia non diagnosticata è ad elevato rischio di sviluppare una serie di patologie autoimmuni secondarie all’intolleranza al glutine. Ad esempio, la prevalenza di diabete e autoimmunità della tiroide in questi pazienti con celiachia silente è rispettivamente dell’ 11.1% e 14.4%.

La diagnosi precoce seguita dalla sospensione del consumo di glutine previene tali malattie autoimmuni, mentre al contrario la loro maggiore prevalenza è in relazione alla durata dell’esposizione al glutine nella celiachia silente (secondo uno studio di Ventura [1999] su 909 pazienti celiaci).

La progressione degenerativa associata ad un ritardo della diagnosi di celiachia è confermata da numerosi dati nel campo delle patologie autoimmuni e infiammatorie croniche Borg [1994].

Le malattie autoimmuni nella celiachia sono correlate alla durata dell’esposizione al glutine

Ventura [1999] BACKGROUND & OBIETTIVI: La relazione tra malattia celiaca e molte malattie autoimmuni è stata spiegata con la condivisione di un fattore genetico comune. In uno studio multicentrico nazionale, abbiamo esaminato la relazione tra la prevalenza di malattie autoimmuni in malattia celiaca e la durata dell’esposizione al glutine.
CONCLUSIONI: I nostri dati dimostrano per la prima volta che la prevalenza di MALATTIE AUTOIMMUNI nella celiachia è correlato alla durata dell’esposizione al glutine.
FONTE: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10419909

Valori alterati di T4, FT4, T3 e TSH si normalizzano dopo due mesi di dieta senza glutine

Magazzu [1983] è uno dei primi a suggerire che disfunzioni alla tiroide possano essere secondarie alla fase attiva della malattia celiaca:                  in un bimbo le anomalìe alla tiroide (diminuiti T4, FT4 e T3, aumentati TSH) si normalizzano dopo due mesi di dieta senza glutine.
FONTE: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/6622144

Successo terapeutico in pazienti affetti da disturbi della tiroide dopo sospensione del glutine

Collin [1994] segnala 4 casi di celiachia scoperta in pazienti primariamente affetti da disturbi della tiroide. Con la sospensione del glutine si ha un buon successo terapeutico.
FONTE: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7959226

Valori alterati della tiroide e livello di fT4 si normalizzano dopo sospensione del glutine in paziente affetto da diarrea e ipertiroidismo

Batge [1998] descrive un 58enne con diarrea che è sotto trattamento farmacologico per una situazione diipertiroidismo. Avendo riscontrato l’atrofia dei villi, viene iniziato un regime senza glutine che subito migliora i sintomi e normalizza i valori alterati della tiroide e il livello di fT4.
FONTE: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=Batge%20%5B1998%5D%2058

Normalizzazione della tiroide con una dieta senza glutine

Sategna-Guidetti [2001] valuta gli effetti dell’adozione di un regime senza glutine in pazienti celiaci precedentemente a dieta libera (con glutine), che dalle analisi risultano affetti da ipotiroidismo (31 casi) otiroidite autoimmune (29 casi). Nella maggior parte dei pazienti dopo un anno senza glutine si registra una normalizzazione delle condizioni della tiroide, specialmente in coloro che erano stati più  scrupolosi nell’applicazione del regime senza glutine.
FONTE: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=Sategna-Guidetti%20%5B2001%5D%2031%2029

Guarigione da macroamilasemia e ipotiroidismo con un regime senza glutine

 Barera [2001] riporta il caso di una 11enne con unatiroidite autoimmune e macroamilasemia. La bambina si presenta anche con dolore cronico addominale eritardo della crescita, per cui viene riscontrata l’atrofia dei villi.
Un regime senza glutine porta in remissione sia l’ipotiroidismo secondario alla tiroidite autoimmune, sia la macroamilasemia secondaria a pancreatite cronica.
FONTE: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=Barera%20%5B2001%5D%20macroamilasemia

Remissione da tiroidite, anticorpi anti-b2-glicoproteina1, macroamilasemia e macrolipasemia con dieta senza glutine

La Villa [2003] descrive il caso di una paziente diagnosticata celiaca con tiroidite, anticorpi anti-b2-glicoproteina1, macroamilasemia e macrolipasemia, i cui problemi regrediscono, in particolare la tiroidite, dopo aver iniziato un regime senza glutine.
FONTE: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=La%20Villa%20%5B2003%5D%20macroamilasemia

Remissione da tiroidite di Hashimoto e morbo di Addison con dieta senza glutine

Valentino [1999] descrive una 23enne con diagnosi di ipotiroidismo dovuto a tiroidite di Hashimoto che coesiste con morbo di Addison e blocco ovarico. L’esame bioptico rivela l’atrofia dei villi e la dieta senza glutine viene iniziata, il chè determina un notevole miglioramento clinico accompagnato, in un periodo di tre mesi, dalla riduzione progressiva dei farmaci sia per la tiroide che per l’insufficienza surrenale. Valentino [1999] stimolato da ciò trova la celiachia in altri 5 pazienti con tiroidite autoimmune. Anche in questi casi il regime senza glutine determina un’eccellente risposta clinica e dei valori della tiroide. 
FONTE: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10401714

Jiskra [2003] segnala finanche che gli anticorpi celiaci antigliadina hanno una stretta correlazione con la dose di medicazione (levotiroxina) necessaria per controllare le tiroiditi, maggiore la concentrazione degli anticorpi, maggiore il dosaggio richiesto.
FONTE: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=Jiskra%20%5B2003%5D%20antigliadina

La malattia celiaca associata alla malattia della tiroide

Rischio di malattie della tiroide in soggetti con malattia celiaca

Background: È stato suggerito che la malattia celiaca è associata a malattie della tiroide. Studi precedenti, tuttavia sono stati prevalentemente trasversali e spesso mancavano controlli. Vi è quindi una necessità per ulteriori ricerche. In questo studio, abbiamo stimato il rischio di malattie della tiroide in individui con celiachia malattia da una coorte di popolazione generale.

Conclusione: la malattia celiaca è associata a malattie della tiroide e queste associazioni sono state viste a prescindere della sequenza temporale. Ciò indica un’eziologia condivisa e che questi individui sono più suscettibili alla malattia autoimmune.

FONTE: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=Jiskra%20%5B2003%5D%20antigliadina

La celiachia è spesso asintomatica

Se le tiroiditi autoimmuni sono resistenti al trattamento, tanto più bisogna sospettare una celiachia latente. D’Esteve-Bonetti [2002] riporta il caso di una 68enne con tiroidite resistente al trattamento farmacologico che è completamente asintomatica dal punto di vista intestinale ma che risulta positiva agli anticorpi celiaci antigliadina.

I dati di prevalenza dell’intolleranza al glutine variano a secondo del tipo di test di indagine nel sangue: vanno da un 51.5% di positività degli anticorpi IgG antigliadina al 16% di positività degli anticorpi IgA antigliadina, al 15% degli anticorpi IgA antitransglutaminasi al 5% degli anticorpi antiendomisio.

In media la percentuale dei pazienti con disturbi alla tiroide che hanno l’atrofia dei villi è del 5% [Jiskra 2003, Berti 2000, Kowalska 2000, Counsell 1994].

La celiachia si presenta spesso ASINTOMATICA in questi pazienti, inoltre è stato a volte sottolineato che è come se la tiroidite, con le sue caratteristiche, rendesse ancora più difficile da diagnosticare la celiachia latente.

 Per questo bisogna iniziare uno screening celiaco sistematico di questi pazienti.

Meloni [2001] osserva che in alcuni di questi pazienti la ferritina può essere leggermente ridotta così come la vitamina B12, a causa del malassorbimento, mentre il quadro immunogenetico (HLA) si presenta esattamente quello della celiachia, ANCHE APPUNTO IN ASSENZA PRESSOCHÉ TOTALE DI DISTURBI GASTROINTESTINALI. IL RICERCATORE CONCLUDE DICENDO CHE, ANCHE SE L’ESAME RISULTA NEGATIVO LA PRIMA VOLTA, LO SCREENING DELLA CELIACHIA IN QUESTI PAZIENTI DEVE ESSERE RIPETUTO A INTERVALLI DI TEMPO REGOLARI.

Non sono ancora stati prodotti studi completi che evidenzino il meccanismo esatto per cui l’intolleranza al glutine determina un’elevata incidenza di disturbi alla tiroide.

Il glutine causa lo stress metabolico della tiroide

Konopka [1976] documenta che a livello biologico c’è un aumento della capacità di buffer c-AMP dei tessuti della tiroide dopo 7 mesi di adozione di un regime senza glutine. Cioè il consumo di glutine determinerebbe, in parole semplici, un’interferenza cronica a livello cellulare che pone sotto STRESS la tiroide.

Questa reattività a distanza con antigeni generati dall’intolleranza al glutine viene alimentata senza dubbio, secondo Freeman [1995], dalla aumentata permeabilità della mucosa intestinale che caratterizza la progressione celiaca.

FONTE: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=Konopka%201976%20gluten

La ghiandola tiroidea, sempre secondo Freeman [1995], a causa dello sviluppo embrionale che condivide con il tratto gastrointestinale, è soggetta a noduli e linfomi proprio come avviene in caso di intolleranza al glutine a livello intestinale.

FONTE: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7787437

La modificazione genetica del grano ottenuta con raggi gamma.

CELIACHIA: una delle “moderne” e costose patologie, ovvero intolleranza permanente al glutine. Chi ne soffre, è costretto ad una dieta permanente priva di cibi e bevande che contengono questa proteina

Ma..se la celiachia fosse il risultato di decenni di ripetuti e differenti interventi sulle varietà di grano che sta alla base della maggior parte del cibo che mangiamo? Questo si chiede Claudia Benatti, giornalista della Gazzetta di Modena, in un articolo inserito nel n. 193 di AAM Terranova.

“C’era una volta, in Puglia, un grano duro di nome “Cappelli”. Fino agli anni ’60 questo alimento era alla base della dieta della popolazione pugliese, ma questo povero grano, unica varietà coltivata nel Mezzogiorno d’Italia, apprezzato per la qualità, era, purtroppo per lui e per noi, poco produttivo.

Così, un bel giorno del 1974, il Professore Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, (attuale presidente dell’Accademia delle Scienze) con un gruppo di ricercatori del CNEN (Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare) indusse una mutazione genetica nel grano duro denominato “Cappelli”, esponendolo ai raggi gamma di un reattore nucleare per ottenere una mutazione genetica e, in seguito, incrociandolo con una varietà americana. Dopo la mutazione, il povero grano era diventato “nano”, mostrando differenze, in positivo, in caratteri come la produttività e la precocità nella crescita. Questo nuovo tipo di grano mutato geneticamente, non OGM, ma irradiato, fu battezzato “Creso” e, con esso oggi si prepara ogni tipo di pane, pasta, dolci, pizze, alcuni salumi, capsule per farmaci, ecc. (con questa farina si prepara circa il 90% della pasta venduta in Italia).

Fonte: 

Il mal di glutine di Lorenzo Acerra
http://www.vegetariani-roma.it/veganismo-2/glutine/529-casi-di-auto-guarigione-della-tiroide-con-una-dieta-senza-glutine.html

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