martes, 22 de septiembre de 2015



FTALATI: PERTURBATORI ENDOCRINI PERICOLOSI PER L'ORGANISMO, SOPRATUTTO NEI BAMBINI

Probabilmente avrete già sentito parlare degli ftalati, durante qualche sequestro di giocattoli non a norma. Gli ftalati sono dei prodotti chimici, derivanti dal petrolio, che vengono aggiunti alle materie plastiche per migliorarne la flessibilità e la modellabilità.

Sono delle sostanze utilizzate da oltre 50 anni e che hanno l’aspetto di un olio vegetale chiaro.

Secondo alcune ricerche condotte in laboratorio, alcuni degli ftalati presenti in commercio risultano essere dei perturbatori endocrini pericolosi soprattutto per i bambini. Per questo, sono soggetti a restrizioni europee: i giocattoli e gli articoli destinati all’infanzia non possono contenerne più dell’1% del peso totale del materiale plastico utilizzato.

Dove si trovano
Nel corso degli anni si è fatto un largo uso di queste sostanze. Non tutti gli ftalati sono uguali o ugualmente pericolosi. In passato, lo ftalato impiegato di gran lunga con maggior frequenza era il DEHP.  Tuttavia, per il rischio di sterilità che rappresentava, l’industria lo ha parzialmente sostituito negli anni scorsi con il DiNP e il DiDP. Per quantità di produzione e di consumo, sono altresì rilevanti gli ftalati DBP e BBP.
Prodotti tipici cui vengono aggiunti tali sostanze sono pellicole, materiali per la pavimentazione, tubi, cavi, vernici, lacche ma anche cosmetici per unghie e capelli. Inoltre, sono utilizzati come lubrificanti, diluenti ma anche come vettori liquidi in pesticidi. Il DEP e il DBP (tipi particolari di ftalati) sono sostanze ausiliarie che si trovano nei medicamenti.
Un discorso a parte deve essere fatto per alcuni oggetti di uso comune destinati ai bambini, visto che la pericolosità di queste sostanze riguarda soprattutto loro.

Nei giocattoli
In un documento emesso dal Ministero della Salute, si legge che “nel 2011 essi hanno rappresentato il 27% delle notifiche totali relative ai giocattoli. Nel primo trimestre del 2012 sono stati notificati nel RAPEX 47 articoli pericolosi per presenza di ftalati, provenienti per la quasi totalità (94%) dalla Cina e diffusi nel mercato europeo”.
Ricordiamo, ad esempio, un grosso sequestro avvenuto a Macerata nel novembre 2012 di circa 300mila giocattoli, provenienti dalla Cina e contenenti quantitativi eccessivi di ftalati.
Persino le bambole possono essere pericolose, quando contengono i livelli di DEHP che possono variare dallo 0,2% (doppio del livello massimo consentito) al 38% (389% in più del livello massimo consentito). Nelle bambole, in particolare, concentrazioni variabili di ftalati si possono trovare nelle braccia e nelle gambe: parti che possono essere facilmente messe in bocca dai bambini durante il gioco.
Gomme per cancellare, articoli per la scuola, attrezzature gonfiabili
Anche gli articoli di cartoleria per la scuola, come matite, gomme per cancellare, astucci e zaini, possono contenere ftalati. Non solo, un’ulteriore categoria di prodotti a rischio ftalati sono le attrazioni gonfiabili che ricadono anch’esse nella definizione di “giocattoli” e devono sottostare alle normative europee vigenti.

Nel cibo
Oggi, fortunatamente, l’uso di ftalati per la creazione di materiali destinati al contatto con gli alimenti è meno diffuso, perché queste sostanze sono state progressivamente sostituite con altre. Tuttavia, i prodotti alimentari potrebbero esserne contaminati a causa della migrazione da polimeri contenenti ftalati, durante il confezionamento dei prodotti o lo stoccaggio. Non trascuriamo nemmeno la possibilità che queste sostanze possano essere presenti nell’ambiente, assorbite dal suolo o ingerite dagli animali.
Pensiamo ad esempio alle minuscole particelle di plastica che, scambiate per plancton, vengono ingerite da piccoli pesci, vermi e invertebrati, entrando in questo modo nella catena alimentare umana. Cosa di cui abbiamo già parlato e che è stata dimostrata da uno studio, pubblicato sulla rivista Current Biology.

Negli indumenti
Infine, ricordiamo un recente rapporto presentato da Greenpeace, che ha rivelato la presenza di ftalati anche in alcuni capi di abbigliamento per bambini, riconducibili a grandi marche (potete approfondire a questo link).

Dispersione nell’ambiente
Ma come possono entrare a contatto con il nostro organismo?
Abbiamo già spiegato prima come le molecole degli ftalati possano disperdersi nell’ambiente. Gli ftalati, infatti, sono sostanze inquinanti pressoché ubiquitarie. Non evaporano rapidamente, ma durevolmente. Al contatto con liquidi o grassi si sciolgono o evaporano nell’aria.
Il DEHP e il DiNP, come spiegato prima, potrebbero contaminare gli alimenti durante il trattamento, il confezionamento e l’immagazzinamento. Gli ftalati DEB e DBP potrebbero essere assorbiti se utilizzati per il confezionamento di medicamenti.
I bambini, naturalmente, sono i soggetti più esposti a queste sostanze che potrebbero essere contenute facilmente in giocattoli o altri oggetti portati alla bocca durante il gioco.
Attenzione anche ad alcuni profumi: in presenza di grasso o sotto l’effetto del calore, gli ftalati possono penetrare nella pelle quando viene applicato il prodotto.

Effetti nocivi nell’uomo
I principali sospetti inerenti all’utilizzo di ftalati sono legati alle sue potenzialità come distruttore del sistema endocrino umano. Il primo effetto collaterale imputato a queste sostanze riguarda i neonati maschi: pare infatti che nelle cavie studiate in laboratorio, gli ftalati abbiano determinato un disturbo più o meno significativo nello sviluppo dei genitali e nella maturazione dei testicoli.
Nell’Unione Europea, da alcuni anni, esistono delle precise restrizioni in merito all’utilizzo nei prodotti per l’infanzia soprattutto di un tipo di ftalato, il DEHP.  Il motivo di tale restrizione è dovuto al pericolo di esposizione che può derivare dal masticare o succhiare per lunghi periodi di tempo tali oggetti.
Nelle cavie esaminate sono stati dimostrati effetti tossici che variano a seconda delle molecole studiate. In particolare sono stati evidenziati effetti nocivi sulla riproduzione, malformazioni fetali, ma anche danni epatici e tumori epatici.
Alcuni composti della famiglia degli ftalati sono stati classificati dallo IARC come 2B (cancerogeno possibile: nel caso del Di-2-etilexil ftalato).

Regolamentazione
Come abbiamo più volte spiegato, il pericolo riguarda soprattutto i bambini. Per questo, parte delle restrizioni presenti nella normativa europea puntano a tutelare questa fascia della popolazione.
In particolare, si legge nel testo della DIRETTIVA 2005/84/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio: “Essendo organismi in fase di sviluppo, i bambini sono particolarmente sensibili alle sostanze tossiche per la riproduzione. Per tale motivo, dovrebbe essere ridotta nella misura del possibile l’esposizione dei bambini a qualsiasi fonte concretamente evitabile di emissioni contenenti queste sostanze, specialmente ad articoli che i bambini introducono in bocca”.
Nello specifico, le restrizioni riguardano soprattutto “lo ftalato di bis (2-etilesile) (DEHP), lo ftalato di dibutile(DBP) e lo ftalato di butilbenzile (BBP) [che] sono stati individuati come sostanze tossiche per la riproduzione e, pertanto, sono state classificate come tali nella categoria 2 (sostanze tossiche per la riproduzione ndr)”.
Queste sostanze non sono ammesse in una concentrazione superiore allo 0,1% della massa del materiale plastificato nei giocattoli e negli articoli di puericultura. I giocattoli e gli articoli di puericultura contenenti tali ftalati in concentrazioni superiori allo 0,1% della massa del materiale plastificato non possono essere immessi sul mercato.
Inoltre, nella tabella presente nel Regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006, le sostanze tossiche per la riproduzione categoria 2 risultano essere:

Ftalato di bis(2-metossietile);
Bis(2-etilesil) ftalato; di-(2-etilesil) ftalato; DEHP;
Ftalato di dibutile; DBP;
Acido 1,2-benzendicarbossilico, dipentilestere, ramificato e lineare;
n-pentil-isopentilftalato;
di-n-pentil ftalato;
diisopentilftalato;
Benzil-butil-ftalato BBP.
L’impiego di ftalati come plastificanti per pellicole in PVC e PVDC (polivinilcloruro e polivinili-dencloruro), soggetti a contatto con le derrate alimentari, è generalmente vietato (ordinanza sui materiali e gli oggetti; RS 817.023.21).

Come difenderci
Possiamo difenderci controllando sempre le etichette, essendo certi della provenienza dei prodotti che acquistiamo e verificando la presenza di marchi di qualità.

Fonte
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_151_allegato.pdf

http://www.bag.admin.ch/themen/chemikalien/00228/01378/?lang=it

http://www.polimerica.it/index.php?option=com_content&view=article&id=10465%3Afacciamo-chiarezza-su-pvc-pvc-polimero-e-ftalati&catid=74%3Apvc&Itemid=91

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2005:344:0040:0043:IT:PDF

http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=0&codLeg=43883&parte=1%20&serie=

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